Vestiti per immagini. L’abito femminile da società tra ‘800 e ‘900 e la sua immagine pittorica e fotografica

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La donna nella moda e nella pittura dell’Ottocento e del Novecento, esaltazione della femminilità più segreta, mobile, cangiante, celebrata da pittori, scultori, fotografi, poeti e romanzieri, costumisti cinematografici, ma soprattutto da maestri del cesello e dell’intaglio, i primi grandi couturier della storia come Worth, Fortuny, Poiret, Serafina Barberis ‘fornitore della real casa’. Uno splendido volume, ‘Vestiti per immagini. L’abito femminile da società tra Ottocento e Novecento’, a cura di Gabriele Borghini e Gianna Piantoni, evoca l’ideale muliebre attraverso i secoli. Uno sguardo curioso, attento, intrigante su un universo ancora da scoprire, soprattutto nel rapporto tra le arti. Molte della foto pubblicate appartengono al Museo Boncompagni Ludovisi e all’archivio ‘Nunes Vais’, il ‘cantore’ (per immagini) della donne più affascinanti dell’epoca. La bellissima principessa siciliana Franca Florio, nata Jacona di San Giuliano, ritratta nel 1901 da Giovanni Boldini, Luisa di Borbone, Giacinta e Laura Ruspoli, la contessa Guicciardini, ma anche cantanti, musiciste, attrici, poetesse (cosa rarissima…) come Eleonora Duse, Lydia Borrelli, Irma Grammatica, Amelia Rosselli, la Bella Otero, irrequieta e audacissima ballerina che fece impazzire le teste coronate di tutta Europa, Cléo de Merode, Lina Cavalieri, Liane de Pougy, Ana Fougez. Un centinaio di immagini che hanno dato vita, a Roma, ad una interessante mostra che si è svolta, durante la V Settimana della Cultura, nel Complesso Monumentale di San Michele a Ripa. L’abito, il costume, la mise quotidiana? Per molte donne una magnifica ossessione, coltivata, amata, ostentata alla quale venivano dedicate molte ore al giorno.
Spesso eccentrica, incomprensibile, un rito devoto e sacrale, restituito da splendidi passaggi di Balzac, Gabriele D’Annunzio, Robert de Montesquiou, Italo Svevo che nella ‘Coscienza di Zeno’ descrive l’abbigliamento della moglie del protagonista, scandito da molteplici cambi d’abito, determinati dalle ore della giornata, dalle occasioni d’uso… “I vestiti, il verde, il nero, quello da passeggio che andava in armadio quando si arrivava a casa e quello da sera che in nessun caso si sarebbe potuto indossare di girono…”. Più critico, caustico l’autore dell”Innocente’ che descrive, nelle sue ‘gazette’ mondane, una seducente nobildonna romana. “Era avvolta in una di quelle lunghissime sciarpe di garza orientale che il tintore alchimista Mariano Fortuny immerge nelle conce…”, mentre sulla ‘Tribuna’, il 2 febbraio 1885, con enfasi e grandeur il sommo vate descriveva l’arrivo della duchessa di Sermoneta. “Verso le undici un fulgore di deità illuminò e riscaldò l’aria all’improvviso…Entrava la serenissima duchessa magnificata da un abito worthiano di raso celestiale di velo, dello stesso colore, costellato d’argento con triplice collana di perle e diadema al collo…”. Mariano Fortuny e l’inglese Worth furono i signori assoluta della moda, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, accanto al grande Poiret. Vestivano la regina Margherita, la contessa di Castiglione, amante di Napoleone III, donna Franca Florio, l’imperatrice Eugenia de Montijo. Classe, rigore erano il segno distintivo di questi grandi maestri che lanciarono mode e tendenze. Come Poiret o Fortuny che crearono vestiti destrutturati, liberamente ispirati alla cultura orientale e alla statuaria greca, ad un gusto particolarissimo per tutto ciò che era esotico, straniero, lontano… Pepli, tuniche, plissè, volant, stoffe solennemente decorate, chiffon, mousseline leggere influenzati dai Ballets Russes di Serge de Dighilev, apparsi sulla scena parigina all’inizio del secolo, alle rivoluzioni cromatiche e cangianti dei costumi firmati da Léon Baskt.

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