Rinascimento. I ritratti

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L’ampia diffusione di cui il ritratto ha goduto sin dall’antichità, in particolare durante il periodo ellenistico e nella Roma repubblicana, testimonia il profondo desiderio dell’uomo di lasciare traccia della propria esistenza e di fermare l’inesorabile scorrere del tempo creando una versione immortale di se stesso. Se il Medioevo, a causa della forte influenza esercitata dalla religione su ogni aspetto dell’esistenza, ha sminuito il ruolo dell’individuo e, di conseguenza, ci ha trasmesso solo rari esempi di ritratti realistici, il Rinascimento ha gettato le basi di un nuovo tipo di ritrattistica che nel tempo ha acquisito dignità artistica. Vari fattori hanno contribuito alla rinascita di questo genere, tra i quali è stato senz’altro determinante l’avvento dell’Umanesimo. Questo concetto si rifletteva chiaramente nella società del XV secolo, in cui la borghesia acquisiva sempre maggiore importanza sul piano sociale, politico ed economico. Consapevole del proprio ruolo e impaziente di misurarsi con l’aristocrazia, la nuova classe emergente commissionava con regolarità ritratti di diverso tipo agli artisti più celebri. Gli sviluppi futuri della ritrattistica si intravedono anche nell’evoluzione della pittura quattrocentesca che, con il perfezionamento di nuove tecniche come la pittura a olio, raggiunse una maggiore finezza, una più ampia gamma di sfumature e, in definitiva, una resa assai più realistica.