Paesaggi d’acqua. Luci e riflessi nella pittura veneziana dell’Ottocento

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La mostra è dedicata a uno dei più suggestivi temi del paesaggismo, l’acqua,elemento che, nel corso dell’Ottocento, sulla spinta di una nuova attenzione verso la natura e una crescente sensibilità alla resa dei valori atmosferici, ha affascinato gli artisti. Venezia, città d’acqua per eccellenza, contemplata nel labirinto di rii e canali, assolata e trionfante come l’aveva vista Canaletto, silente nelle notti incantate di luna, “glassata” di neve o nella solitudine delle sue barene, non è l’unica a suscitare emozioni in chi guarda, ma anche il golfo di Trieste, sfavillante di luci, insieme alle distese d’acqua della costa istriana e alla maestosità dei monti dove i pittori, a caccia di bellezza, si sono arrampicati con cavalletto e colori lungo i ruscelli alpini, fino sui laghi pedemontani. Più generazioni di artisti, tra cui molti stranieri, esplorano con occhi nuovi le mutevoli luci dell’alto Adriatico, dipingendo en plein air, Guglielmo Ciardi e Pietro Fragiacomo esplorano la campagna veneta e il litorale, Rotta, Dall’Oca Bianca, Tito, Milesi o Nono colgono, ai bordi di specchi d’acqua, la vita del popolo. Verso fine secolo, in Bortoluzzi, Wolf Ferrari o nella scuola triestina il paesaggismo si fa più sensibile alle sperimentazioni del Divisionismo e a influssi simbolisti e secessionisti, mentre la ricerca di una pennellata e di un cromatismo più libero dà vita alla scuola di Burano con i “ribelli” Gino Rossi, Moggioli e Nino Springolo. Il visitatore, colto nel flusso, è sedotto, anche quando la bellezza cessa d’essere una forma riconoscibile, dal magnetismo, senza fine, dell’acqua.