Michelangelo scultore

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Il libro è composto da una prima parte di saggi critici, illustrati e accompagnati dalle splendide immagini di Aurelio Amendola, e da una seconda che raccoglie le schede delle opere e dei complessi di statuaria realizzati dal Buonarroti.
Partendo dai primi trent’anni dell’artista, il testo approfondisce in particolar modo il passaggio dallo studio dell’Antico alla dimensione colossale delle opere, concentrandosi sulla sua formazione di scultore nel Giardino di San Marco di Lorenzo il Magnifico e sulle opere giovanili realizzate tra Firenze, Bologna e Roma come: la Battaglia dei centauri, la Madonna della Scala, il Crocifisso ligneo, i Santi Procolo e Petronio nell’Arca di San Domenico a Bologna, il Bacco, la Pietà Vaticana e il David (1504).
I capitoli successivi si concentrano poi sugli incarichi eseguiti per conto dei Medici (Tombe Medicee nella Sagrestia Nuova di Firenze) fino al definitivo allontanamento dell’artista da Firenze nel 1534, e per conto di Giulio II, che nel 1505 chiama il Buonarroti a Roma per commissionargli il monumento sepolcrale da collocare all’interno della vecchia basilica di San Pietro. Prende così l’avvio una vicenda di contrasti con il pontefice e i suoi eredi, che si concluderà con la realizzazione di un progetto assai ridotto rispetto al grandioso piano iniziale: il mancato compimento di quest’opera fu molto doloroso per Michelangelo, che ne parlò come della “tragedia della sepoltura”. Giulio II muore nel 1513 e si ripropone il problema del monumento funebre: i lavori della tomba vengono ripresi secondo un nuovo progetto. Di questo nuovo incarico ci restano il Mosè e i due Prigioni conservati al Louvre, anche se di fatto la tomba sarà completata solo nel 1545. La sua versione definitiva sarà addossata a una parete del transetto di San Pietro in Vincoli.
L’ultimo capitolo chiude l’analisi incentrandosi sui trent’anni finali della produzione del Buonarroti, dal 1534 alla morte nel 1564, prendendo in considerazione le sculture di Rachele e Lia collocate ai lati del Mosè nel monumento sepolcrale di Giulio II, il Bruto, le Pietà Bandini e Rondanini, il piccolo Crocifisso ligneo.
All’interno della narrazione sono anche inquadrati criticamente i temi della scultura michelangiolesca: la cavatura dei marmi, il trattamento delle superfici, la “linea serpentinata”, il “non finito”.
Le duecento fotografie di Aurelio Amendola, stampate in bicromia, con più scatti per ogni singola opera, ripresa da varie angolature, completano la trattazione. Lo sguardo del fotografo si sofferma anche su dettagli e particolari, così da far risaltare la grande maestria di Michelangelo, la potenza e la delicatezza dei suoi lavori. Le immagini dunque estremamente suggestive ed evocative di Amendola riproducono e interpretano tutte le opere dell’artista, con una campagna fotografica che si rivela del tutto inedita per molte sculture, travalicando i confini dell’Italia per approdare nei musei di Parigi, Londra, Bruxelles e di molte altre città straniere, ove sono conservati i capolavori del Buonarroti.
A corredo del volume le schede delle singole sculture e dei complessi di statuaria. Per ogni opera fotografata una scheda ne illustra i dati tecnici, le notizie sulla committenza e sulla storia (passaggi di proprietà, danni, restauri), notizie di iconografia e, infine, una discussione dei disegni e/o bozzetti principali di riferimento.
Una esaustiva bibliografia su Michelangelo completa gli apparati.