L’Ermitage di Basilewsky. Il collezionista di meraviglie

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Dal IV secolo a metà del Cinquecento, da Bisanzio alla Spagna, dalla Francia alla regione del Reno e della Mosa, all’Italia, la collezione Basilewsky, tra le più ricche e straordinarie formatesi nel corso dell’Ottocento, offre l’opportunità unica di attraversare secoli di storia e di arte, radunando alcuni dei capolavori più alti nel campo delle arti decorative – intaglio in avorio, smalti limosini, maiolica italiana – e offrendo un ampio ventaglio di tecniche e di stili. Per l’età Medievale, sono documentati soprattutto oggetti d’uso liturgico provenienti da chiese e monasteri: calici, reliquiari, croci, pissidi, flabelli (ventagli liturgici), piatti di legature per codici manoscritti, trittici, piccole statue; accanto a questi, anche manufatti di uso profano, come i vetri dipinti a oro di età paleocristiana, i dittici consolari, i cofanetti, e un raro corno da caccia (olifante).
Tra i capolavori, è doveroso segnalare almeno la celebre cassetta reliquiario di santa Valeria, con figure policrome su fondo dorato, e la croce detta di Friburgo, mirabile creazione del gotico francese di inizio Duecento.
Le arti del Rinascimento sono rappresentate dagli smalti dipinti di Limoges, con eccellenti, luminosi esemplari delle botteghe di Pierre Raymond e dei Penicaud, e dalle maioliche italiane. Queste si presentano come una raccolta nella raccolta, altamente rappresentativa della produzione cinquecentesca nella penisola, con opere di Casteldurante, Deruta, Gubbio, Urbino, e con capolavori firmati dai maestri Nicola da Urbino, Giorgio da Gubbio e Xanto da Rovigo. Completano la sezione, alcuni pezzi d’eccezione della ceramica francese, di cui Basilewsky fu tra i primi collezionisti: le cosiddette “faiences de Saint-Porchaire” e le ceramiche di Bernard Palissy e della sua cerchia. Alexander Basilewsky (1829-1899) “Le roi des collectionneurs”. Questo fu per i suoi contemporanei Alexander Petrovich Basilewsky.
Nato in Ucraina nel 1829 da una nobile famiglia russa di proprietari terrieri e uomini d’arme, si trasferì a Parigi negli anni sessanta, come membro del corpo diplomatico e dopo aver prestato servizio in India, in Cina e a Vienna. L’incontro con il principe Soltykoff, raffinatissimo raccoglitore di arte medievale, fu determinante per il nascere della sua passione collezionistica, fino ad allora dedicata alle armi orientali. Divennero suoi consiglieri per gli acquisti Alfred Darcel, il futuro direttore del Musée de Cluny, e il critico Edouard Bonnefé. In pochi anni, grazie a una considerevole fortuna personale, Basilewsky fu in grado di raccogliere una collezione unica al mondo, composta per la gran parte da rarissimi esemplari della prima arte cristiana e da stupefacenti e preziosi oggetti del Medioevo e del Rinascimento europeo: oreficerie, avori, smalti, vetri, ceramiche, tessuti, arredi lignei, provenienti da altre collezioni prestigiose o acquistate direttamente da monasteri e chiese in Francia, Austria, Svizzera, Italia. Con successo espose le gemme della sua raccolta alle Esposizioni Universali parigine del 1865, del 1867, del 1878. Un imponente catalogo dato alle stampe nel 1874, corredato di tavole a colori, una sorta di vademecum delle arti decorative, fece conoscere al pubblico quei capolavori. La sua casa al 31 della rue Blanche, nel IX Arrondissement, fu a Parigi il punto di riferimento per artisti, conoscitori e amatori d’arte. Per avversi mutamenti di fortuna, nel 1885 Basilewsky mise all’asta i suoi tesori. Lo zar Alessandro III colse l’occasione per acquistare in blocco la raccolta immediatamente prima della vendita (ben 762 lotti) al prezzo esorbitante di sei milioni di franchi.
La collezione fu trasferita a San Pietroburgo al Museo imperiale dell’Ermitage, dove, tranne alcuni oggetti venduti in epoca staliniana a musei stranieri (inglesi e americani soprattutto, tra cui la celeberrima Situla Basilewsky del Victoria and Albert Museum di Londra), si conserva tuttora.