Leda. Storia di un mito dalle origini a Leonardo

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L’estesa indagine di Maria Chiara Monaco e di Romano Nanni ha inteso narrare la storia delle rappresentazioni artistiche e letterarie del mito di Leda e dei loro significati, dalla cultura classica, attraverso il Medioevo, fino a Leonardo da Vinci e al primo Rinascimento.
L’antichissimo mito di Leda, nella sua variante più nota, racconta che Giove, invaghitosi della bellissima Leda, moglie del re di Sparta, si trasformò in cigno per sedurla. Dalle uova divine nate dall’unione dei due sorse una famosa stirpe di semidei ed eroine: Elena, Clitemnestra, i Dioscuri Castore e Polluce. La favola ebbe larghissima circolazione nell’antichità.
Il volume si apre con una ricostruzione sistematica ad ampie volute delle principali varianti del mito nella cultura greca antica, e dei loro successivi sviluppi nell’ellenismo e nella civiltà romana, portando attenzione anche ad alcuni suggestivi percorsi laterali, quale quello dell’iconografia copta. Muovendo da questa scena primaria vengono poi ricostruiti i percorsi tramite cui il mito viene consegnato alla cultura cristiano-europea medievale: la letteratura romana dell’età imperiale, i molteplici filtri operati dalla patristica, dalla gnosi, dalla letteratura copta e dai vangeli apocrifi, fino ai mitografi ed enciclopedisti medievali. Il mito fu conservato e tramandato in forme ampiamente trasfigurate durante tutto il Medioevo, ad opera in particolare della tradizione ovidiana medievale latina, francese ed italiana, operante fino alla piena civiltà umanistica.
Muovendo da queste fonti vengono anche avanzate ipotesi di interpretazione del significato della iconografia medievale di Leda, di cui il volume pubblica per la prima volta alcune testimonianze.
La fabula ebbe una lunga rinnovata incubazione a partire in particolare dall’opera di Giovanni Boccaccio ed entro la civiltà umanistica, andandosi poi a congiungere con le sollecitazioni provenienti dagli affioramenti quattrocenteschi e primo cinquecenteschi di reperti archeologici, dei quali viene presentata una mappa ampia ed innovativa, sulla base di ricerche archeologiche aggiornate e tramite le testimonianze dei taccuini di disegni dall’antico. Tra Quattro e Cinquecento Leda era ormai divenuta una delle figure allegoriche che ben si prestava per una riflessione sulla donna e sull’amore.
Fu, è noto, Leonardo da Vinci che infine trascrisse e impose in forme originali il tema all’arte ed alla cultura del Rinascimento. Un inedito suggerimento iconografico permette di proporre nuovi spunti per una ricostruzione del rapporto tra Leonardo e gli ambienti neoplatonici. Contemporaneamente l’opera prova a riconnettere progressivamente alla biografia di Leonardo, per cerchi concentrici sempre più ravvicinati, le fonti sin qui ricostruite, sondando gli ambienti che poterono esercitare un’influenza su di lui: il laboratorio rappresentato dalla cultura fiorentina del XV secolo, con la sua strordinaria carica espansiva; l’ambiente milanese del tempo di Ludovico il Moro, le manifeste sollecitazioni provenienti dalla corte di Mantova al tempo di Isabella. Attraverso questo percorso il volume amplia i riferimenti utili a comprendere il rapporto di Leonardo con l’arte e la cultura classica; svolge un raffronto stilistico ed iconografico delle due soluzioni – quella inginocchiata e quella eretta – elaborate da Leonardo per il tema di Leda, e di cui resta traccia nei suoi disegni e in alcuni dipinti di allievi e collaboratori; giungendo anche ad una proposta inedita di interpretazione del possibile significato del progettato dipinto di Leda.
L’opera aspira a narrare la vicenda nella sua interezza, tramite una ricostruzione di filologica ed un’ampia documentazione illustrata, volta ad offrire per la prima volta una storia visiva complessiva del mito di Leda tra civiltà Greco-Romana, Medioevo e primo Rinascimento. Una ricostruzione imperniata anche sul contrasto tra la povertà castigata delle scarse immagini di Leda nel Medioevo e lo splendore opulento dei reperti archeologici e dei dipinti che inaugurano il Rinascimento, in modo da suggerire in forma immediata e visiva al lettore la percezione di un trapasso e insieme del ricupero delleredità antica, pur in una continuità di motivi: percezione che fu forse quella stessa di uomini e donne di quell’epoca.
L’ampia rassegna di fonti iconografiche e letterarie conferisce all’opera anche un valore di strumento di studio.

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