La Pietà di Michelangelo a Firenze

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Secondo il racconto vasariano, la Pietà del Duomo, uno dei capolavori più intensi e discussi di Michelangelo, fu scolpita per la propria tomba dall’artista ormai anziano, che volle dare i tratti del proprio volto alla figura centrale, un Nicodemo. Sarebbe stato egli stesso a mutilare il gruppo scultoreo, dopo anni di lavoro discontinuo e tormentato, per poi cederlo a un suo servitore. Acquistata dal banchiere fiorentino Francesco Bandini, la Pietà fu riparata da Tiberio Calcagni e posta nel giardino della villa romana dei Bandini, sul colle del Quirinale. Cosimo III de’ Medici la riportò a Firenze, dove passò da San Lorenzo al Duomo e, infine, al Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore.
Lo studio di Jack Wasserman, pubblicato negli Stati Uniti dalla Princeton University Press, prende le mosse dall’analisi critica di queste pagine e dagli interrogativi che esse lasciano irrisolti: attraverso un approccio interdisciplinare che combina analisi tecnica, storica e documentaria offre un’interpretazione inedita dell’opera e della sua secolare fortuna. La vicenda romana della scultura è analizzata dalla storica dell’arte Franca Trinchieri Camiz, mentre uno studio iconografico di Timothy Verdon, storico dell’arte e canonico della Cattedrale fiorentina, esamina il suo significato dal punto di vista religioso.
La seconda parte del volume raccoglie una suggestiva ricostruzione degli strumenti e delle tecniche adottate nell’esecuzione offerta dallo scultore ed esperto di fama internazionale Peter Rockwell, gli esiti delle indagini radiografiche condotte dall’ENEA, una rassegna delle opere direttamente o indirettamente influenzate dalla Pietà, un’appendice documentaria e un’ampia bibliografia.