La figura e il ritratto nell’arte del XX secolo. Da Umberto Boccioni e Emilio Greco.

25,00

L’arte del Novecento ha significato importanti variazioni nella ritrattistica che, presente in tutta la storia dell’arte aveva avuto nel corso dell’Ottocento significativi sviluppi, dai ritratti di gente comune di Courbet, alle caricature di Daumier, ai ritratti della Parigi notturna di Henri de Toulouse-Lautrec, sino ai ritratti degli Impressionisti come Édouard Manet, Claude Monet, Edgar Degas e Pierre Auguste Renoir. In qualche modo il ritratto ebbe una grande diffusione ed evoluzione assumendo, forse, con John Singre Sargent e Giovanni Boldini, le caratteristiche tipiche e canoniche di rappresentazione della borghesia.

La mostra di Peccioli vuole testimoniare tutta la tensione di rappresentare il corpo umano, fuori dalle tradizioni accademiche, con esiti lontani dai canoni della tradizione e dal cosiddetto “ritratto borghese”.
La prima opera in mostra, la “Donna seduta” di un Boccioni non ancora futurista ha già in sé il rifiuto dei dettami ottocenteschi sulla raffigurazione del corpo umano come esempio supremo di perfezione. La figura umana viene scomposta nelle sue linee essenziali, come nel “Pugilatore” di Carlo Carrà del 1913 per poi ritrovare una sua unità, ma metafisica, in “Due figure nello studio” e “Figura metafisica e paesaggio”. La realtà viene analizzata attraverso approfondimenti dell’arte primitiva da Marino Marini con il suo Cavallo e cavaliere, il bellissimo bronzo Pomona ed infine nella Piccola bagnante.
La mostra affronta in modo sintetico ma ricco di spunti e di riflessioni il tema della rappresentazione della figura umana, che ha affascinato l’uomo sin dalle sue origini.