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Giorgione. “Le meraviglie dell’arte”

Il prezzo originale era: 35,00€.Il prezzo attuale è: 17,50€.

La mostra, appena aperta a Venezia, è dedicata ad uno dei pittori più affascinanti e controversi nella storia dell’arte del Cinquecento. L’occasione nasce dalla conclusione di un delicato restauro della Pala del Duomo di Castelfranco, eseguito dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Alla Pala, esposta all’interno di una speciale teca climatizzata, sono state affiancate altre otto opere di Giorgione. Quattro di esse appartengono alle stesse Gallerie dell’Accademia: si tratta de la “Tempesta”, la “Vecchia”, la “Nuda” e “Cristo portacroce” della Scuola Grande di San Rocco. A codeste splendide tele si aggiungono due prestiti illustri: i “Tre filosofi” e la “Laura”, provenienti dal Kunsthistorisches Museum di Vienna. L’evento straordinario ha persuaso il museo Boijmans van Beuningen di Rotterdam a concedere l’unico disegno certo di Giorgione, “Figura in un paesaggio” (o “Pastore”), che presenta diverse analogie con i due dipinti viennnesi. Chiude il piccolo gruppo, un frammento di affresco: il “Putto Alato”. L’opera, staccata dalla Facciata del Fondaco dei Tedeschi, dipinta dal pittore nel 1508, è la più recente acquisizione al Giorgione, del quale si conoscono appena 25 lavori. La figura stessa dell’artista, avvolta in un alone di mistero e di racconti mitici, contribuì al proliferare di falsi e generò seri problemi di attribuzione.
Zorzi da Castelfranco, detto Giorgione, fu pittore apprezzato e quasi osannato, soprattutto dopo la morte, avvenuta a 33 anni a causa della peste. Era il 1510 quando Isabella d’Este, duchessa di Mantova, seppe della scomparsa dell’artista. Ella volle immediatamente acquistare un dipinto per aggiungerlo a quelli della sua Grotta. Ancora alla fine dell’Ottocento, la fama del Giorgione spingeva D’Annunzio a scriverne – ne “Il fuoco” – in questi termini: “Egli appare piuttosto come un mito che come un uomo. Nessun destino di poeta è comparabile al suo, in terra. Tutto, o quasi, di lui s’ignora, e taluno giunge a negare la sua esistenza. Il suo nome non è scritto in alcuna opera; e taluno non gli riconosce alcuna opera certa…”.
La mostra veneziana è dunque un’occasione unica e si accompagna ad un puntuale catalogo, che tenta di riassumere la situazione degli studi sul pittore rinascimentale. Il critico Augusto Gentili ne delinea un interessante ritratto ed azzarda una spiegazione delle sue presunte origini ebraiche. Altri saggi affrontano i problemi relativi alle attribuzioni ed alle interpretazioni.