Corot. Natura, emozione, ricordo

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L’atteso appuntamento d’autunno al Palazzo dei Diamanti è riservato a uno dei massimi protagonisti della pittura francese, Jean-Baptiste Camille Corot (1796-1875). A trent’anni dall’ultima retrospettiva presentata in Italia, questa esposizione offre l’occasione di ammirare un’ampia e rigorosa selezione di capolavori provenienti dai più importanti musei del mondo.
La mostra, curata da Vincent Pomarède – Capo del Dipartimento dei Dipinti del Musée du Louvre – e organizzata dal Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid in collaborazione con Ferrara Arte, testimonia l’eccezionale statura del maestro francese, che aderì con originalità e autonomia alle principali correnti estetiche dell’Ottocento – dal neoclassicismo, al romanticismo, al realismo – fino ad essere considerato un precursore dell’impressionismo.
«A capo della moderna scuola di paesaggio sta Corot»: con queste parole Charles Baudelaire rende omaggio ad uno dei maggiori artefici del rinnovamento della pittura nell’Ottocento. Ammirato dai più lucidi e autorevoli intellettuali del suo tempo, punto di riferimento per generazioni di artisti, a Corot si deve una delle interpretazioni più squisitamente liriche della realtà naturale e della figura umana. I suoi paesaggi evocano mirabilmente l’incanto della natura, che egli amò e studiò appassionatamente fino ad impadronirsi dei suoi più intimi segreti. Gli stagni e i boschi velati da nebbie argentate, i rilievi rocciosi e gli alberi secolari scolpiti dalla luce, le vestigia monumentali dell’architettura romana e gotica sono colti magistralmente, nella loro flagrante immediatezza, nei bozzetti dipinti en plein air. Con la stessa maestria Corot li trasfigurò poeticamente nelle composizioni eseguite nel suo studio, guidato dalle emozioni e dal ricordo: «interpreto con il cuore tanto quanto con l’occhio» affermava il pittore compendiando il suo pensiero artistico.
Natura, emozione, ricordo sono appunto le coordinate tematiche di questa rassegna, che ripercorre le tappe salienti della ricerca artistica del grande maestro. L’originale taglio della mostra riflette la revisione critica che ha interessato la sua opera negli ultimi decenni e che ha riportato l’attenzione sulla straordinaria qualità dei suoi quadri d’atelier, accanto ai celebri bozzetti trascritti “sul motivo”.
Educato alla scuola neoclassica di paesaggio, Corot studiò gli antichi maestri e ritrasse la natura, come testimonia la sezione introduttiva dedicata alle matrici della sua vasta cultura figurativa. Completò il percorso formativo con il consueto soggiorno in Italia: qui trascorse anni decisivi per la sua maturazione artistica – dal 1826 al ’28 e poi ancora nel ’34 e nel ’43 – restando sempre sensibile al fascino della penisola, che celebrò per tutta la vita nelle sue opere. L’eccezionale sequenza di “bozzetti italiani” presentati nella seconda sezione rivela la modernità con cui Corot seppe guardare alla natura, rinnovando l’approccio alla pittura dal vero, con la freschezza della sua tavolozza, la resa dei fugaci effetti luminosi, l’economia dei mezzi espressivi. I soggetti monumentali consacrati dal vedutismo – Veduta del Foro dai Giardini Farnese, Il ponte e Castel Sant’Angelo, Napoli, Castel dell’Ovo – figurano accanto a punti di vista meno convenzionali, come la Veduta dalla finestra dell’artista. I magnifici paesaggi dipinti nella campagna romana, da Olevano, la Serpentara al Paesaggio nei pressi di Marino, mostrano il pittore cimentarsi con una natura ricca di contrasti.

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